Dalla galleria dei Santi

Dalla galleria dei Santi
Pura icona rigorosamente in bianco e nero

martedì 21 settembre 2010

Nicolas Sarközy de Nagy-Bocsa, le deportazioni dei Rom e il puttanone Carlà



Sarközy, coinvolto forse in prima persona nello scandalo dei finanziamenti illeciti L'Oréal, ha fatto deportare gli zingari per distrarre l’attenzione dei francesi e far finta che “ghe pensi mi” alla vostra sicurezza e al vostro benessere.
Un po’ come il suo compagno di merende Silvio Berlusconi, che nel 2008 ha “brillantemente risolto” in Italia il problema Rom.
Qualche maligno insinua che se gli zingarelli cacciati dal borioso e incazzoso presidente francese non ricompariranno rapidamente in Italia – paese considerato in Europa la "discarica" di tutte le più fastidiose minoranze ed etnie – potremo considerarli avviati alle camere a gas che si sospetta che Sarközy abbia fatto segretamente allestire nelle campagne francesi.
Intanto, attraverso il suo partito UMP (di ispirazione conservatrice, liberale, ladresca, razzista e xenofoba, tutte cose che oggi stanno benissimo insieme) ha beneficiato dei soldi della celebre casa di profumi e di bellezza L’Oréal, che ha regalato anche qualche quintalata di mascara alla sua puttanissima consorte, per ingraziarsela (come si mormora nelle migliori boutique e parfumerie francesi).
Non è passato che qualche giorno, da quando Carlà ha difeso pubblicamente l’iraniana Sakineh, beccandosi della puttana da un giornale dell’Iran, che il suo consorte cosa fa? Fa deportare in vagoni piombati Rom e zingarelli vari, buttando nel cesso “diritti umani” e individuali.
Probabilmente è il culo di Carlà, gran mignottone da infarto, che lo fa andare fuori di testa …
Altro che il povero Hitler, con quella racchietta scipita di Eva Braun!
21 settembre 2010
Eugenio Avati Ostilio

venerdì 10 settembre 2010

Quella merda di Bonanni


Era alla festa del Pd invitato per una specie di conferenza inutile e manierista, merda fra le merde, servo fra i servi, abietto fra gli abietti.
Dietro al palco, sempre l’ombra del padrone globalista e del sub-padrone confindustriale.
Quella merda di Letta Jr, il moderatore, eccetera.
Davanti, l’imponderabile, la massa anonima, la folla senza volto.
Si sentiva sicuro il kapò della Cisl, abituato a vendere la pelle dei lavoratori come un viscido lanista ai tempi di Roma.
Pochi giovincelli dei centri sociali – in realtà di uno solo, dal nome basco di Askatasuna – hanno protestato un po’ infantilmente, sventolando banconote false da cinquanta euro con la faccia del sindacalista giallo stampata sopra, agitando uno striscione, facendo un po’ di fumo.
Gli hanno bruciacchiato il giubbotto, e questo è bastato per far scappare quella merda di Bonanni, mostrando la schiena alla platea e ai giovanetti contestatori in una fuga da vigliacco bastardo.
Questo lurido scarafaggio arraffa i soldi dei padroni e vende come schiavi i lavoratori e le loro famiglie, compresi gli iscritti al suo pseudosindacato, la Cisl di merda.
E allora è chiaro che i giovanetti un po’ vivaci che l’hanno contestato non solo non hanno fatto alcun male, ma hanno addirittura peccato di eccessiva moderazione.
CENSURA .........................................................................................................
Questo sarebbe servito, per bonificare e derattizzare!
Questo e solo questo … nell'attesa di poter ascoltare, un giorno, il gioioso crepitare delle.....CENSURA.....nei cortili, durante la Rivoluzione.


Morte alla liberaldemocrazia totalitaria e schiavista, morte al liberismo assassino e........CENSURA....... servi!
Che la benefica............CENSURA..........Etica e Sociale!
CENSURA......................., fino alla fine!


Eugenio Avati Ostilio
Ammiratore di Pol Pot, Robespierre e Carlos il Terrorista
Li 10 settembre 2010

P.S.: Questo post è ampiamento censurato. Le parti in chiaro, non soggette a CENSURA, sono quelle "politicamente corrette".



mercoledì 18 agosto 2010

E' morto Kossiga




Chi come lo scrivente non è un bambinello appena trentenne, o un inutile giovinastro tossico che cazzeggia abbondantemente, fra un raw party e una puntata alle slot machine, si ricorda che negli anni ottanta comparivano sui muri scritte allo spray del tenore: Kossiga boia è ora che tu muoia.
Kossiga, in quel tempo lontano, fu temuto ministro degli interni e poi presidente del consiglio dei ministri.
Democristiano e aristocratico sardo, nobile di toga, cugino del leader comunista Berlinguer e massone, Kossiga appartenne a quella Italia che si avviava ad ampie falcate verso la lunga crisi degli anni novanta, da Tangentopoli al declino etico, economico e sociale permanente.
Ebbene, Francesco Kossiga ... pardon, Cossiga, è finalmente morto dopo una lunga e controversa esistenza da VIP.
Questo ultraottuagenario e incensato "presidente emerito" della ormai sconfessata e cigolante repubblica italiana, ci ha lasciati per sempre, esalando l’ultimo, venefico respiro.
Grandi panegirici, riconoscimenti di meriti, ricordi commossi, da parte delle sedicenti autorità pubbliche e degli esponenti della miseranda politica sistemica, brindisi da parte dell'ex "estrema sinistra" antagonista - oggi interamente venduta a capitalismo, utilitarismo, relativismo e nichilismo vendoliano -, perplessità da parte dei più critici e per il resto ... "nebbie in Val Padana, calmi gli altri mari", come direbbero i compagni cabarettisti Cochi e Renato.
Kossiga fu un cinico dotato di senso dell’umorismo, fu un democristiano non credente [in questo, non certo il solo] e una delle principali fonti di Gossip del celebre sito Dagospia.
Di lui ricordiamo:
1) La restituzione della tessera della DC agli inizi degli anni novanta.
2) Un memorabile duetto televisivo con l’astro nascente del piccolo schermo di allora, un Piero Chiambretti camuffato da postino.
3) Le rivelazioni imbarazzanti per la politica sistemica.
4) Alcune battute esilaranti.
Di lui deploriamo:
1) Il look da tardo impero dC, anzi, DC.
2) Le picconate demolitrici senza una successiva pars construens.
3) Le rivelazioni imbarazzanti per la politica sistemica, della quale faceva parte.
4) Alcune battute esilaranti, ma intrise di cinismo insopportabile.
Kossiga fu veramente un Boia?
Ai postumi l’ardua sentenza.

Eugenio Avati Ostilio
18 agosto 2010

venerdì 30 luglio 2010

Silvio Berlusconi: da Cesare a Piccolo Cesare?

Presento un articolo piuttosto originale tratto dal blog di Andrea Carancini, che riguarda la parabola discendente - tuttora in pieno corso - del mafioso-mediatico di Arcore, da Cesare quale era decaduto al rango di Piccolo Cesare, braccato dalla grande finanza anglo-americana, dagli obamiani e dai finiani ...
In foto, il grande attore americano di origine ebraico-romena Edward G. Robinson, interprete dell'indimenticabile film Little Caesar di Mervyn Le Roy [1931].
Un giudizio su Robinson attore, che assomiglia vagamente e curiosamente a al vecchio satiro-venditore-malfattore Berlusconi, ma che pur sempre esprime molta più grinta, dignità e capacità di dominare la scena, pur nella negatività del personaggio da lui incarnato:
"Piccolo di statura, massiccio, arcigno, dallo sguardo raggelante, e dal fare sbrigativo, questo era il tipo di gangster che Robinson portò sullo schermo. Egli possedeva indubbiamente il fisico e il temperamento adatti per impersonare i delinquenti e gli affaristi corrotti che in quel tempo imperversavano nelle grandi metropoli e riempivano le cronache dei giornali nell'America. Ma Edward G. Robinson era anche un uomo colto e un grande artista di estrazione teatrale, adorava la pittura tanto da arrivare ad avere, verso gli anni Cinquanta, una delle più prestigiose collezioni di quadri di tutto il mondo. Ma purtroppo rimase sempre legato al cliché del gangster ed ebbe raramente la possibilità di mettere in luce, in ruoli diversi, il suo eccezionale talento recitativo."
Ultima nota curiosa, che lo differenzia nettamente dal meschino piazzista Berlusconi mascherato da "Cesare" postmoderno: gangster per antonomasia sul grande schermo, legato fino alla morte al personaggio criminale di Rico, Robinson fu inserito a suo tempo nella lista nera del maccartismo, perché sospettato, a causa del suo impegno politico, di essere comunista.

Buona lettura, cari compagni staliniano-polpotiani.


http://andreacarancini.blogspot.com/
mercoledì 28 luglio 2010

Silvio Berlusconi: da Cesare a Piccolo Cesare?
Da qualche tempo accadono fatti inquietanti nella politica italiana, davvero inquietanti. È di pochi giorni fa infatti l’intervista “bombastica” (la definizione è di Roberto D’Agostino) con cui l’ex “Maestro Venerabile” Gioele Magaldi ha sferrato un attacco senza precedenti[1] – da massone a massone – a Silvio Berlusconi. Magaldi ha poi rincarato la dose con una “lettera aperta” al premier ancora più “bombastica”[2].Nella detta intervista mi ha colpito soprattutto il passaggio in cui Magaldi parla degli Stati Uniti e dice:
“Dalla prima democrazia massonica del Mondo, oltre-oceano, soffia un vento di rinnovamento e rigenerazione sia per la politica che per la massoneria internazionale. E l’Italia non potrà rimanerne indenne…”.
Il concetto è stato ribadito nella “lettera aperta”, dove Magaldi scrive:
“Intanto, come ben sai (o ti hanno tenuto all’oscuro?), proprio a partire d’oltre Atlantico, dalla Prima Repubblica Democratico-Massonica al mondo, è in atto un ambizioso progetto di rigenerazione e rivoluzione delle dinamiche (invero poco commendevoli) politiche e culturali dominanti nell’era del Figlio del Fratello Bush Senior (2000-2008). Basta con certi intrallazzi profittevoli ma vergognosi e basta con il supporto a regimi politici occidentali che tendano a trasformarsi in “Democrature” stile repubblica delle banane…”.
A questo punto, rilevo un altro fatto inquietante: questo duplice attacco cade negli stessi giorni in cui è in corso l’inusitata inchiesta della Procura di Roma sulla cosiddetta P3. Dico inusitata, perché certo non è normale che una Procura come quella di Roma, notoriamente e abitualmente filo-governativa, prenda di petto il governo con una delle sue inchieste.Rilevo poi un terzo fatto inquietante: sempre in questi giorni (il 19 Luglio) gli americani sono tornati alla carica per ridimensionare l’ENI[3], quell’ENI da sempre malvista oltre Atlantico per la ben nota tendenza alla libertà imprenditoriale in un settore strategico come quello dell’energia.Tutto ciò (in particolare i riferimenti al “vento d’oltreoceano”) mi ha fatto venire in mente, chissà perché, un articolo dell’anno scorso apparso sul quotidiano della Confindustria in cui – riferendo i giudizi sul premier italiano espressi dal Financial Times – si diceva che “Silvio Berlusconi è diventato un alleato «difficile» per i partner USA e UE”[4], specificando che “sotto tiro”, in particolare, era “l’accordo con la Russia per il gasdotto South Stream e le recenti aperture all’Iran”.L’appoggio di Berlusconi al South Stream “sta provocando molta rabbia a Washington e a Bruxelles”, riferiva l’articolista. E ancora: l’Italia, è sempre il “Sole24Ore” che parla, “quest’anno ha fatto infuriare la Gran Bretagna cercando di stabilire un dialogo diplomatico con l’Iran”.Chissà allora come si saranno arrabbiati, tutti costoro, quando hanno appreso che Berlusconi non solo si è permesso di appoggiare il South Stream ma ha osato promuovere anche il North Stream[5]!Torniamo indietro di qualche mese. Dopo la “rabbia” degli americani e degli eurocrati per i - fruttuosi - rapporti dell’Italia con la Russia di Putin e l’Iran di Ahmadinejad, ecco un’altra “breaking news” apparire sui giornali: “E ORA GLI AMERICANI PUNTANO SU GIANFRANCO – A Febbraio viaggio in USA da «interlocutore privilegiato»”, titolava il 25 Novembre 2009 la Stampa[6]. Nel pezzo in questione si parlava anche di un curioso personaggio, il cui nome ai più non dice nulla: Alessandro Ruben, definito “il vero ministro degli esteri di Fini”. Ruben è dal 2004 il Presidente italiano[7] della ben nota Anti-Defamation League of B’nai B’rith. Guarda caso, pochi giorni prima – l’11 Novembre - dell’annuncio del feeling tra gli americani e Fini, quest’ultimo aveva incontrato Abraham Foxman, Direttore internazionale della medesima ADL[8].Il viaggio di Fini negli USA, anche grazie a Ruben è un successo: gli americani sono soddisfatti, anche perché quando il presidente della Camera torna in Italia se ne esce con la frase seguente: “Non devono essere gli interessi delle imprese italiane che lavorano in Iran a dettare la politica estera italiana”[9]. E aggiunge: “Finmeccanica segua l’esempio dell’ENI”[10].Berlusconi è costretto a inseguire Fini e a tarpare le ali all’ENI, almeno con l’Iran[11]. Ma ormai l’”uomo degli americani” è il presidente della Camera e il premier non può evitare la nascita della fronda interna[12].Povero Silvio: anche il B’nai B’rith gli ha voltato le spalle!Il resto è storia di questi ultimi giorni, con lo scoppio dello scandalo P3, le esternazioni massoniche e “finiane” e la “discesa in campo” di Niki Vendola quale “Obama italiano”. Berlusconi cerca di tamponare ma la situazione è critica: in troppi ormai stanno cercando di far fare a “Cesare” la fine di Piccolo Cesare, il gangster americano magistralmente intepretato da Edward G. Robinson.A questo punto è lecito porsi qualche domanda: come mai la “sinistra” italiana, a cominciare da quotidiani come l’Unità, oltre a opporsi a Berlusconi, come è giusto che sia, si oppone anche[13] a quel minimo di politica energetica autonoma portata avanti da quest’ultimo? Come mai si discute tanto di mafia e di massoneria ma non si discute mai della perdurante sudditanza dell’Italia nei confronti degli Stati Uniti, da cui storicamente discende il duplice ceppo – massonico e mafioso[14] – del nostro paese? E non sarà che in tutto questo discorso sulle stragi del 1992-93, discorso che pur tante speranze di cambiamento ha suscitato e continua a suscitare, i “maestri del discorso” continuano ad essere sempre gli americani?[1] http://sottoosservazione.wordpress.com/2010/07/22/la-bombastica-intervista-del-massone-piddino-gioele-magaldi-a-%E2%80%99vanity-fair%E2%80%99/[2] http://www.grandeoriente-democratico.com/lettera_aperta_n1_al_Fratello_Silvio_Berlusconi_del_26_luglio_2010.html[3] http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-07-19/knight-vinke-torna-carica-133226.shtml?uuid=AYfzjD9B&fromSearch[4] http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2009/06/visti-da-lontano-berlusconi-alleato-difficile-250609.shtml[5] http://www.iltempo.it/interni_esteri/2010/04/26/1152703-putin_incontra_berlusconi.shtml?refresh_ce[6] http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200911articoli/49724girata.asp[7] http://www.mosaico-cem.it/mostra_bollettino_att4.php?id=2[8] http://www.camera.it/434?shadow_paese=14879[9] http://www.jerusalem-holy-land.org/Fini%20cameriere%20e%20burattino%20di%20Ruben.pdf[10] http://www.repubblica.it/ultimora/24ore/nazionale/news-dettaglio/3752507[11] http://www.repubblica.it/esteri/2010/02/05/news/eni_iran-2192389/[12] http://www.ansa.it/web/notizie/photostory/primopiano/2010/04/22/visualizza_new.html_1765317810.html[13] http://www.altrainformazione.it/wp/2009/08/09/gli-stati-uniti-il-gasdotto-south-stream-berlusconi-e-la-sinistra/[14] Sul rapporto governo degli Stati Uniti-mafia –massoneria, a partire dal 1945, vedi, in FRATELLI D’ITALIA, di Ferruccio Pinotti (BUR, 2007) il paragrafo Logge pulite e logge sporche tra Calabria e Sicilia (p. 524 e seguenti). Sul rapporto governo degli Stati Uniti-mafia, vedi anche, sul blog di Beppe Grillo, l’intervento di Nicola Biondo: http://www.beppegrillo.it/2010/03/1943_cosa_nostr.html

lunedì 19 luglio 2010

Disordini di Grenoble ed altre facezie


Altro giro, altra corsa.
Questa volta parte da Grenoble.
La polizia spara ad un rapinatore di casinò e la under-class urbana insorge.
Ma questi non sono tutti moros franco-algerino-islamici come quelli di Parigi nel novembre del 2005.
Questi sparano anche agli elicotteri.
Come i moros del 2005, però, distruggono per distruggere, non si riconoscono se non nella rabbia.
Inquietante analogia.
Sarà forse un divertimento provocato dalla noia mortale che infonde ad umani e sottoumani il nichilismo dell'epoca?
In qualche giorno, anzi, in qualche notte, 60 auto incendiate.
L'insurrezione cieca e senza una guida politica, nella piena "incoscienza di classe", è un fuocherello che la prima pioggia spegnerà.
Potrà lasciare qualche carcassa di auto nelle strade, qualche maceria fumante, qualche cadavere, ma niente di più.
Recaille o idiotizzati che vivono ai margini? Lontani epigoni del lumpenproletariat antirivoluzionario e criminale? Svaligiatori di casinò, nella fattispecie, che onorano la memoria di uno di loro, morto per qualche decina di migliaia di euro?
A noi non importa ...
Non ci interessa il destino di questa teppaglia anarcoide.
Noi aspettiamo il momento della Rivoluzione!
Eugenio Avati Ostilio
19 luglio 2010

martedì 6 luglio 2010

Krugman, Stiglitz, Attali, ovvero L'economia politica critica prende per i fondelli le masse depauperizzate e idiotizzate



Cari postproletari, cari ceti medi depauperizzati, cari pauper tutti,

dovete sapere che esiste una subdola e falsa critica al capitalismo ultimo mutante finanziario, più che tollerata dai sistemi di potere e di controllo e ben inserita nell'establishment accademico, che postula timide misure "per affrontare la crisi" senza rinunciare a Finanza-Mercato-Globalizzazione, per mantenere in piedi strutture di potere e di espropriazione che della crisi si alimentano per promuovere altri saccheggi di risorse e maggior de-emancipazione, per supportare con piglio ipocritamente riformatore il Liberalcapitalismo assassino.

Krugman, Attali e Stiglitz - quali nuovi Ricardo, Say e Malthus - saranno forse i nuovi "classici" dell'inganno dell'economia liberale per il ventunesimo secolo, impegnati come sono nel propagandare il messaggio che ... il capitalismo è buono, la globalizzazione pure, bastano dei correttivi, che ne sò ... un poca di spesa pubblica in più, investimenti sulla conoscenza, qualche controllo sugli squali-banca.

Krugman, ad esempio, premio Nobel 2008 e molto attivo sulle pagine del giornale globalista/ oligarchico New York Times, ci propina la Terza Depressione mondiale, quella in atto, dopo la Lunga Depressione di fine Ottocento [1873-1896 circa] e la Grande Depressione novecentesca del 1929. Non ci dice chiaramente Krugman - il nuovo Ricardo? - che se dopo la Lunga Depressione è scoppiata la Grande Guerra e dopo il Crollo del 1929 è scoppiata la Seconda Guerra Mondiale, siamo ora a rischio di un conflitto Globale Generalizzato - da guerra dei mondi in un solo pianeta - e non ci dice, il grande economista interno alle logiche di questo capitalismo mutante, che l'unico modo per evitare l'Armageddon sarebbe una definitiva Fuoriuscita dal Capitalismo ed il superamento delle sue logiche aberranti.

Che se li tengano, Krugman, Attali e Stiglitz! Noi vogliamo non un'economia politica critica che comunque resta sotto il controllo oligarchico ed interna al sistema, ma una Nuova Critica Globale dell'Economia Politica! Marx docet!


Eugenio Avati Ostilio, critico dell'economia politica
6 luglio 2010

giovedì 1 luglio 2010

WEB sedicente “altenativo” inutile o dannoso. Falsi alternativi e falsi anticapitalisti.

Di seguito, presento una piccola lista di BLOG PERICOLOSI O INUTILI, che si devono evitare/ ignorare nella navigazione, specificando per ciascuno il livello di inutilità/ dannosità.

1) carlogambesciametapolitics. Sociologo accademista, manierista, salottiero, inutile, arrogante, pieno di sé, intortato con squallidi culattoni radicali [sarà culatta lui stesso?] ed ex-aennino oppure ancora aennino che non ha coraggio di dichiararlo [gay "di destra"?]. Usa la citazione non per giustificare ma per puro sfoggio di cultura. Edonista idiota e falsamente cordiale nelle risposte ai commenti ["un abbraccio" piuttosto laido, che suona di moneta falsa]. Manca di coraggio ed è un conformista vigliacco, non certo un anticapitalista. Vorrebbe essere un "Guru" ma è soltanto uno stronzetto. Metapolitics si può perciò convenientemente tradurre in Metastronzate. Modesto livello di pericolosità, più che altro sgradevolezza, pelosità e in molti post citatologici - "ma come sono intelligente, ma quante cose so!" - inutilità assoluta.

2) CONFLITTI E STRATEGIE. G.P. [per l'anagrafe Petrosillo] è un giovinastro stronzo arrogante e un esaltato. glg [professor La Grassa] è il "Guru" del sito del suo scolaro G.P./ Petrosillo. glg è un anziano professore di economia con meriti pregressi, ma ora in piena deriva senile e in evidente avvitamento teorico. Sono chiaramente maxweberiani, geopolitici, di fatto fiancheggiatori del peggior berlusconismo, insensibili alle questioni sociali e ambientali, sono ormai entrati in una spirale di voyeurismo, monitorando il conflitto fra i VIP nelle alte sfere. Hanno aderito, almeno in parte, all'orrenda visione geopolitica euroasiatista [gli euroasiatisti fan di Putin, degli oligarchi e dei capital-comunisti cinesi sono loro alleati] che trasforma una disciplina recente e parziale come è in effetti la geopolitica in un'ideologia a sfondo messianico. Propugnano la teoria di fase capitalistica e la ricorsività [eterno ritorno delle cose ma non le stesse ... non accorgendosi che se non tornano esattamente le stesse cose, ma cose ben diverse, ciò che arriva è il nuovo!]. Ricorsività storica e geopolitica come ideologia MI HANNO ROTTO I COGLIONI PERCHE’ SONO SOLTANTO STRONZATE FILOCAPITALISTE CHE FUNGONO DA FALSIFICAZIONE POPPERIANA DEL NUOVO! E pensare che una volta si chiamavano RIPENSARE MARX! Non è grottescamente ironico? Questo blog può rappresentare un pericolo per i suoi contenuti negativi e obnubilanti, ed un fastidio a causa del fanatismo gruppettaro e intollerante di G.P. e del sopraggiunto “autismo” di glg.

3) EURASIA. rivista e simili. Il sufico professor Mutti, l’esaltato dottor Vernole e altri. Fanatici filo-russi multipolari adoranti nei confronti dell’ex KGB Putin e degli oligarchi della sua fazione. Idolatrano come salvifica per l’Europa la satrapia putiniana. Pregni delle “teorie” dell’esoterico-ciarlatano Dughin [avete mai letto qualcosa di suo? Che so … ad esempio i “cavalieri templari del proletariato”? Sono autentici collage di stronzate per polli] esaltano nel contempo la Cina capital-mercatista del socialismo schiavistico mutante. Non gliene frega niente, anche a questi come a quelli di prima [i “ripensaroli” del povero, incolpevole Marx] di questioni sociali, ecologiche e ambientali, delle condizioni in cui larga parte della popolazione mondiale è costretta a vivere. Credono che l’Eurasia, pura espressione geografica con popoli, culture, storie e tradizioni diversissime, rappresenti un’unità, o almeno lo vogliono far credere ai gonzi. Fanno della sedicente [o meglio, “da loro dicente”] Eurasia un’ideologia totalitaria e demenziale. Livello di pericolosità alta, al pari di quello di cui la punto 2. Da evitare accuratamente a meno che non si sia in vena di bestialità.

4) Bye Bye Uncle Sam. Sostanzialmente il dott. F. Roberti, collegato a Eurasia. Questo blog è un’autentica follia, perché è mono[ossessivamente]tematico, essendo stato creato dal geniale blogger esclusivamente per monitorare la NATO e le forze militari dell’”impero americano”. Roberti credeva che aprendo un blog anti-NATO questa ultima, in un paio d’anni, si sarebbe miracolosamente e progressivamente ritirata, liberando l’Italia. Così ovviamente non è stato, e il povero Roberti, incredulo, oggi ne soffre. Livello alto d’inutilità. Se durante la navigazione lo incontrate, non soffermatevi, perdereste inutilmente tempo.

5) Generazione Europa. Bagozzi, Orsini, Salimbeni. Un tempo c’era anche un certo Orso, che però intelligentemente se l’è filata Si tratta di un paio di siti ormai “morti”, non più aggiornati da tempo, veri relitti del web. Negativa propaggine triestina dell’euroasiatismo più fanatico, ideologico e deteriore la sua morte è dovuta alla mancanza di consensi e adesioni … pur vivendo in una società obnubilata, prona e manipolata, le stronzate euroasiatiste sono troppo anche per i molti imbecilli-decerebrati che caracollano in giro e in rete come zombie. Pericolosità medio/ alta, quindi da evitare, ma fortunatamente sembra che i due blog siano defunti.

6) Il Falso Maurizio Blondet. Questo sito era una merda e un abbietto covo di leghisti bastardi [bastava leggere i commenti per capirlo], ma per fortuna sembra essere scomparso, e quindi il problema non si pone … per ora, perché non è detto che ricompaia. Se dovesse ricomparire, tenete conto che è pericoloso e sussume un autentico merdaio leghista.

7) WOLFSTEP. Uriel, angelo non si capisce di che cosa, informatico in Germania ed ex-buttafuori. Intollerante, saccente, intimamente volgare, filo-capitalista non dichiarato e, ho modo di sospettare, anche para-leghista. Certe sue prese di posizione, per quanto possano sembrare originali, sono deleterie. Livello di pericolosità medio/ alto. Da evitare con cura.

8) La Cina Rossa. AAVV [autori vari]. Anche i bambini, raggiunta l’età scolare, capiscono che dopo la svolta denghiana ed in particolare ai giorni nostri la Cina rappresenta sempre di più un' orrenda forma di mercatismo, figlia della globalizzazione neoliberista, e un mostruoso ibrido fra socialismo svuotato di contenuti e capitalismo inquinatore e distruttore, in cui esistono i lager per il lavoro schiavo, masse di contadini poveri soggiogati dal capitale e operai supersfruttati. Eppure ci sono dei fanatici obnubilati, in alcuni casi fossili di altre epoche storiche, che credono che la Cina sia ancora Rossa, Comunista e Rivoluzionaria. Tanto varrebbe credere a Babbo Natale, a Berlusconi “presidente operaio” o alla Fata Turchina [se non è diventata anche lei Escort]! Povero Mao, non se lo meritava proprio! Sito inutile, più che pericoloso, anche perché tutti sanno cosa rappresenta la Cina oggi.

Per ora vi basti, concludo qui questa breve Schif Parade dei siti negativi/ falsi alternativi. Altri pericoli, altri “ostacoli” incontrati nella navigazione in internet ve li segnalerò in seguito, con un prossimo avviso ai naviganti.


Morte al capitalismo liberista e alla globalizzazione. Morte a Emilio Fede!

Compagno Eugenio Avati Ostilio
1 luglio 2010

lunedì 28 giugno 2010

L'UE CONTROLLERA' I CITTADINI CON OPINIONI RADICALI

Dal blog: Voci Dalla Strada http://www.vocidallastrada.com/2010/06/lue-controllera-i-cittadini-con.html

[Mio commento]

Orwell, Zamjatin e Huxley impazzano, con un pizzico di Matrix ...
Il capitalismo stringe la presa sulla società, controlla elettronicamente e fisicamente il denaro, controlla il cibo, controlla i media e cotrolla i soggetti nel suo ordine sospettati di essere "devianti".
Una sorta di Remote Control sarà attivato in tutta Europa.
Il capitalismo vuole produrre in serie le soggettività, in un processo ferale di selezione inversa.
Soggettività aderenti ai suoi "modelli culturali", prive di una visione critica della società e del mondo, ridotte a produttori-schiavi e consumatori idioti.
Qualcuno si arrenderà per paura, ma noi non demorderemo, non ci arrenderemo all'"inevitabile" e attenderemo il giorno della Rivoluzione.

Morte al Capitale transgenetico-finanziario!

26 giugno 2010

L'UE CONTROLLERA' I CITTADINI CON OPINIONI RADICALI
di Irene Lozano
Tra i successi della Presidenza spagnola dell’UE, è passata praticamente inosservata l’approvazione di un programma di controllo e di raccolta sistematica di dati personali di cittadini sospettati di sperimentare un processo di “radicalizzazione”. Questo programma può essere usato contro individui coinvolti in gruppi “di estrema destra o sinistra, nazionalisti, religiosi o no-global”, secondo quanto figura nei documenti ufficiali.Lo scorso 26 aprile, il Consiglio dell’UE riunito a Lussemburgo, affrontato il punto all'ordine del giorno dal titolo: "Radicalizzazione nell’UE", che si è concluso con l’approvazione del documento 8570/10. L'iniziativa fa parte della strategia di prevenzione del terrorismo in Europa, e inizialmente concepito per gruppi terroristici islamici. Tuttavia, il documento estende il sospetto in una tale forma ed in termini così generici che dà la possibilità alla polizia di controllare qualsiasi individuo o gruppo sospettato di essere radicalizzato. Così, un’attivista di un’organizzazione civile, politica o cittadina, senza rapporti col terrorismo, potrebbe essere spiato nel quadro di un programma che invita ad investigare dal "grado di impegno ideologico o politico" del sospettato, fino alla sua situazione economica di “disoccupato, deterioramento, perdita di una borsa di studio o di aiuto finanziario”.
Il documento approvato raccomanda agli Stati membri che “condividono informazione relativa ai processi di radicalizzazione”. “Cosa intende l’UE per radicalizzazione? Il testo dovrebbe definire il concetto, ma questo permetterebbe di limitare il controllo all’ambito del terrorismo islamico, e quindi non lo fa. Sollecita, invece, a considerare tra gli obiettivi ogni tipo di difensore di idee eterodosse. L’accordo mette anche sotto la lente d’ingrandimento della polizia i cittadini che difendono le idee radicali classiche, quelle dei sostenitori del riformismo democratico che hanno fatto così bene alla democrazia. Si potrebbe anche applicare contro coloro che si considerino radicali nel senso etimologico, dato che “radicale” è, nè più nè meno, quello che affronta i problemi dalla radice.
L’accordo polverizza lo spirito europeo della tolleranza verso tutte le idee, sempre che si difendano attraverso la parola, dato che, nella sua ansia di prevenire il terrorismo, amplifica il ventaglio di sospettati fino a diluire la notevole differenza tra i mezzi con i quali si difendono le idee e le idee stesse.
Il programma completo di controllo è raccolto in un documento precedente, il 7984/10, intitolato “Strumento per conservare dati e informazioni sui processi di radicalizzazione violenta”, di marzo di quest’anno. Casualmente, a questo testo è stato dato un carattere confidenziale, e si è conosciuto solo grazie al fatto che l’organizzazione della difesa delle libertà civili, http://www.statewatch.org/ ha avuto accesso ad esso e lo ha reso pubblico.La ONG denuncia che questo programma “non è diretto in primo luogo verso persone o gruppi che abbiano la pretesa di compiere atti terroristici, ma a persone che hanno punti di vista radicali, che vengono definiti come propagatori di messaggi radicali”.
Tra gli obiettivi del documento segreto figura “combattere la radicalizzazione ed il reclutamento” ed include allusioni relative alla persecuzione di chi incitano all’odio o alla violenza che sembrano essere dirette a gruppi terroristici o filo terroristi. Ma, queste risultano non necessarie, dato che sono già penalizzate dalla legislazione penale dei paesi europei. Il testo allude indistintamente alla “radicalizzazione” e la “radicalizzazione violenta”, associando il ricorso alla violenza con ogni tipo di idee estreme o antisistema.Il documento invita i governi a controllare i “messaggi di radicalizzazione” fino al punto di sfiorare la vulnerabilità della libertà d’espressione. Il programma invita a scrutare le audizioni nelle quali vengono rivolti messaggi radicali, siano essi di sostegno alla violenza oppure no, se esistono altri gruppi con le stesse idee che rinneghino la violenza, come si trasmettono i messaggi radicali, ecc.Scendendo nei dettagli sul controllo individuale, raccomanda d’indagare anche i sentimenti delle persone che militano in gruppi sospetti, attraverso domande come quelle che mirano a conoscere i “sentimenti della persona in relazione alla sua nuova identità collettiva ed ai membri del gruppo” E con domande tipo: “La persona ha fatto commenti su fatti, principalmente di natura politica, usando argomenti basati su messaggi radicali? Ha fatto commenti sulla sua intenzione di prendere parte ad atti violenti?".In questo modo, l’accordo apre una pericolosa via di persecuzione delle idee, gli argomenti e perfino gli stati d’animo.La riunione nella quale è stato approvato questo programma di controllo cittadino è stata presieduta dal ministro degli Affari Esteri, Miguel Angel Moratinos, dato che la Spagna ha la Presidenza di turno dell’UE. Ha assisto anche il segretario di Stato dell' UE, Diego Lopez Garrido, così come la maggior parte dei ministri degli Affari Esteri comunitari.
Fonte: http://www.cuartopoder.es/casidesnuda/la-ue-vigilara-a-los-ciudadanos-de-opiniones-radicales/210Documento 8570/10 del Consiglio dell'Unione Europea
Tradotto per Voci Dalla Strada da VANESA

mercoledì 23 giugno 2010

A Pomigliano ha vinto la Fiat?


Un affrettato censimento dei vincitori e vinti nello scontro [sul Kampfplatz!] di Pomigliano - miseramente concretizzatosi in un referendum pilotato - sembra aver decretato la vittoria dei globalisti di Fiat, del boia Marchionne, del debosciato Elkann e dei potentati anglo-americani che gli stanno alle spalle.
Si dirada la nebbia attorno alla fumosa espressione "economia sociale di mercato", usata di recente dal menzognero Tremonti davanti a una platea di kapò - in quel grande campo di concentramento che sta diventando il lavoro dipendente in Italia - e di spregevoli sindacalisti gialli della CISL.
I vinti sarebbero gli operai campani di Pomigliano, la Fiom e in generale tutti coloro che si oppongono [purtroppo debolmente e non in armi] al liberalcapitalismo distruttore.
Ma è proprio così?
Questo "accordo", estorto con ricatto, minaccia e violenza dal boia criminale di guerra Marchionne e suoi luridi collegati, è destinato a durare?
Perché il topo di fogna Marchionne continua a studiare ipotesi di chiusura/ cessione dello stabilimento campano, di scorporo e simili?
Quale piano alternativo ha in mente questo razziatore assassino?
Ed anzitutto, perché prepara piani alternativi, come se la sua vittoria bellica dovesse rivelarsi temporanea?
Il porco ha paura?

Eugenio Avati Ostilio
[Ammiratore di Pol Pot e Berija]
23 giugno 2010

martedì 22 giugno 2010

LA IENA MARCEGAGLIA

Ecco la macellaia sociale, la regina dell'osceno regno del male di confindustria, la rappresentante della grande evasione fiscale, l'assassina dei diritti del popolo.
Ecco la miserabile iena parassita mentre pregusta la schiavizzazione di milioni di lavoratori.

Una forma di vita nociva per la collettività, da cancellare subito assieme al boia Marchionne e al vecchio giullare Bombassei.
CONDANNATA AL GULAG A VITA DALLE FUTURE FORZE RIVOLUZIONARIE.


Il comitato di salute pubblica Lavrentij Pavlovič Berija

venerdì 18 giugno 2010

Pomigliano? Kampfplatz

L'attacco capitalista è in pieno svolgimento.
Una cittadella industriale che ancora sopravviveva, nei deserti del meridione, è cinta d'assedio.
Operai e dipendenti saranno presi per fame e in forza di paura.
Il 22 del mese ci sarà un referendum: prendere o lasciare e le condizioni di resa sono durissime.
Il boia Marchionne, i suoi assassini, i mercenari dei sindacati gialli e i topi della politica sistemica stanno convergendo verso l'obbiettivo.
La medusa Marcegaglia si appresta ad esultare, pensando a come verranno rinnovati - dopo il precedente di Pomigliano - i futuri contratti di categoria.
Sembra che non ci sia speranza, perché anche all'interno del maggior sindacato italiano - La CGIL che ha al vertice il debole ed ambiguo Epifani - si cerca di isolare la Fiom, solo baluardo alla militarizzazione semi-schivistica di Pomigliano.
Se Pomigliano sarà presa, tutte le altre fortezze assediate cadranno.

Questa è la situazione.
Almeno ci fosse, ancora fra noi, a farci del bene, il grande Pol Pot!

lunedì 14 giugno 2010

Il mistero dell’accumulazione originaria

Ci piace oggi postare, per puro vezzo postlettario e per un astratto ma plastico gesto rivoluzionario, la prima parte del Capitolo ventiquattresimo del Il Capitale del Grande Filosofo Idealista Hegeliano Karl Marx [pubblicato da Marx stesso nel 1867], dal titolo La cosiddetta accumulazione originaria .
Il primo passo è stata la primeva accumulazione, dalla quale il processo ha avuto inizio.
I cicli di accumulazione/ realizzazione si sono poi succeduti senza soluzione di continuità.
Ogni male ha la sua origine, e così anche il Capitalismo.
L'origine del male si chiama Accumulazione originaria, supremo riflesso di una nuova crematistica.

Buona lettura, cari compagni anticapitalisti, antiliberisti, antiliberali e antilibertari ... e ricordate: voi siete antropologicamente e culturalmente superiori, tutto il resto è merda!

Abbiamo visto come il denaro si trasforma in capitale, come questo produce plusvalore e come il plusvalore si capitalizza. L’accumulazione del capitale presuppone dunque il plusvalore, mentre dal canto proprio il plusvalore presuppone la produzione capitalistica, e questa a sua volta l’esistenza di masse di capitale e di forza-lavoro, di una certa grandezza, nelle mani dei produttori di merci. Tale movimento sembra aggirarsi in un circolo vizioso, da cui è possibile uscire solo supponendo un’accumulazione "originaria", antecedente all’ accumulazione capitalistica, che ne costituisca non il risultato ma il punto di partenza.
L’accumulazione originaria gioca in economia politica la stessa parte che nella teologia gioca il peccato originale (Adamo morsicò la mela e così il peccato colpi il genere umano). L’economia politica narra: c’erano una volta, da una parte un’élite diligente, laboriosa e risparmiatrice; dall’altra degli sciagurati oziosi che dissipavano tutto, il proprio e anche più del proprio. Così è avvenuto che i primi hanno accumulato ricchezza, mentre gli altri alla fine non si sono trovati che con la propria pelle da vendere. Da questo "peccato economico originale" sarebbero scaturite la povertà della gran massa e la ricchezza di una sparuta minoranza, la quale però continua ad arricchirsi benché abbia da lungo cessato di lavorare.
Se ora si esce dalla leggenda e si guarda alla storia reale si vede che nella realtà storica la parte fondamentale spetta alla conquista, al soggiogamento, all’assassinio; in una parola alla violenza. Mentre nell’economia politica regna l’idillio; e diritto e lavoro si alternano nel ruolo di unici mezzi di arricchimento, nella realtà storica i metodi dell’accumulazione originaria sono tutto quel che si vuole fuorché idilliaci.
Merce e denaro non sono capitale fin dal principio. Affinché essi si trasformino in capitale occorre che si incontrino due specie differenti di possessori di merci: da una parte il proprietario di denaro e di mezzi di sussistenza, cui sta a cuore valorizzare i propri averi; dall’altra parte operai liberi - liberi nel duplice senso: a) sciolti da qualsiasi servitù personale; b) privi di mezzi di lavoro - che vendano la propria forza-lavoro. Solo quando sul mercato delle merci si verifica tale "polarizzazione" esistono le condizioni fondamentali della produzione capitalistica. Il rapporto capitalistico ha come fondamento la separazione tra lavoratori e proprietà delle condizioni di realizzazione del lavoro. Una volta avviata, la produzione capitalista, non solo mantiene tale separazione, ma la riproduce su scala crescente. L’accumulazione originaria non è altro quindi che il processo storico di separazione del produttore dai mezzi di produzione. E appare "originaria" perché costituisce la preistoria del capitale.
La società capitalista sorge dalla dissoluzione di quella feudale. Punto di partenza del processo storico, che genera sia l’operaio salariato sia il capitalista, è la "servitù del lavoratore". Il lavoratore ha potuto disporre della propria persona solo dopo essersi affrancato dai vincoli servili e dal dominio delle corporazioni (1). Da parte loro i capitalisti industriali hanno dovuto soppiantare il maestro artigiano e i signori feudali.
Nell’accumulazione originaria fanno epoca quei periodi, nei quali grandi masse di uomini vengono staccate con la forza dai loro mezzi di sussistenza e gettate sul mercato del lavoro. L’espropriazione dei contadini e la loro espulsione dalle terre rappresenta la base di tutto il processo. La storia di queste espropriazioni è gravida di sangue. Presenta sfumature diverse, per i diversi paesi, e secondo le epoche. Qui si prende l’esempio dell’Inghilterra.


Eugenio Avati Ostilio
[Komandante Eugen]
14 giugno 2010

giovedì 10 giugno 2010

Dedicherò dei versi a Stalin

Dedicherò dei versi a Stalin
Solenni o crepuscolari
Non so

Ancora non so se saranno
Scolpiti nel marmo
O tracciati nel cielo

Se saranno
Sordi boati
Di bombardamenti a tappeto
O improvvise
Scie di fuoco
Delle Katiusce

Se saranno
Riflessi del Sarin
Nelle trincee
O Grandi Fall-out
Su un mondo
Che esplode

Un giorno lo farò
Dedicherò
Dei versi a Stalin

- Sia Benedetto il suo nome -

Ed altri ancora
A Beria
A Zukov
A Pol Pot

- Che Dio li abbia in gloria -

Dedicherò dei versi
Ai Santi

Ai Grandi Umanisti
Tumulati
In mute iconografie

A coloro
Che fecero
La storia
E la storia inghiottì

Dopo la fine
Ingloriosa
Di una falsa
Umanità

Chimera? [parte prima, ma non so se pubblicherò la seconda ...]

‘Non so se tra roccie il tuo pallido
Viso m’apparve, o sorriso
Di lontananze ignote
Fosti, la china eburnea
Fronte fulgente o giovine
Suora de la Gioconda...’

La Chimera
Dino Campana


Non voglio morire...
E non cerco la facile eternità di una lametta, che lacera, che entra nei polsi, che scava...
Come lama nel burro...
Non desidero che il mio sangue scorra nello scannatoio di una vasca...
Nel privato macello, dietro le tende.
Vorrei assistere, impassibile, alla mia punizione...
Trovare il coraggio – il folle coraggio – di ritenerla giusta, appropriata...
Osservarmi dall’alto senza emozione, mentre si aprono i cancelli elettronici…
Scivolare nei corridoi, sfiorare le inferriate, seguendo la strada che porta alla cella…
La colpa e la pena.
Non ci sono attenuanti, a meno che le visioni, le premonizioni, i sogni – concreti quanto il sangue che scorre nelle vene – possano costituire un’attenuante…
O almeno un indizio di temporanea incapacità…
Scendere nel cuore della solitudine, le coperte sottobraccio e il sapone in mano…
Come nei film in bianco e nero, silenzioso e solenne…
Richard Burton con la faccia segnata, lo sguardo che taglia il granito, i muscoli inutilmente tesi…
Giù, nei cubicoli numerati, nella cripta con lavabo e servizi dove l’eco di molte vite risuona ancora…
E’ questo l’epilogo di una vicenda sbagliata?
Una vicenda che voglio raccontare, anche se nessuno mi ascolta ed anche se non sono un bravo narratore…
Una storia in bilico fra il sesso, la realtà della carne, la passione ambigua da un lato…
E all’opposto le visioni, i sogni , i richiami che dal profondo ci fanno scivolare nell’altra realtà…
Dove le cose possibili si moltiplicano e le ombre prendono forma…
Dove gli uomini, colpiti a morte, cadono e si rialzano come se nulla fosse…
Dove non c’è colpa e non c’è rimorso e i miti svolazzano come gabbiani sul mare…
Ma quando ritorni, fradicio ed inebriato, attraverso gli stretti vicoli del risveglio…
Capisci che non sei tu l’eroe e che non si può giocare per sempre con la vita e con il tempo…
Comprendi che sarebbe meglio non averla neppure iniziata, quella storia…
In ogni istante, davanti a noi c’è una strada che si biforca…
E non esiste la direzione giusta…
Rimpiangi di aver colto l’attimo sbagliato e di essere entrato per quella porta…
Che ora sta per chiudersi alle tue spalle, forse per sempre…
Ora che il mito banalmente si è dissolto assumendo la forma di un corpo senza vita, sotto la luna…

Non voglio morire…
Eppure la morte potrebbe rappresentare, a questo punto, l’unica liberazione...
La vera soluzione di un problema che non ha soluzioni...
L’ovvio rimedio a tutti i mali...
Il time-out definitivo.
Intravedo un gelido profilo dietro la porta – rimorso, colpa, suggestione – mi spia, mi squadra…
Si acquatta in posa felina, prepara i canini e immobile aspetta...
Non cerco di sottrarmi, non ci provo nemmeno…
Passo dopo passo, nel pantano della coscienza affondando durante la fuga...
L’evaso che una mano implacabile riacciuffa...
No.

Mi sembrerebbe di fuggire inseguito da un’ombra, da una voce…
Dalla sensazione di non poter più riavere il controllo della mia vita…
Se mai l’ho avuto, almeno una volta…
La morte è il ghigno di una coscienza che si spegne accusandoti…
Il vero esito delle nostre azioni, buone o cattive…
E la fine improvvisa, per tutti uguale, di un film mediocre.
Quanta ironia c’è nella morte, quanto buon senso...
Non dover più nascondersi dietro lo specchio...
Non aver più timore del vento notturno, degli scricchiolii, dei passi...
Non esser costretti ad inseguire il desiderio…
Come il levriere segue la lepre, senza sapere il perché…
Non avere più occhi per contemplare la bellezza, ma soprattutto, non avere più mente per ricordare…
Non dover levare a fatica la schiena dal letto, dopo una notte di bicchieri…
Non uccidere, non amare, non far morire e non far nascere…
E l’idiota non ancora putrefatto – che è in ciascuno di noi – se ne sta lì, a fissarla, inebetito...
Non crede ai suoi occhi, quando raggiunge i bianchi, scintillanti capolinea del mondo conosciuto…
Dove tutto è silente e perfetto…perché non ha più vita, non ha sangue, non ferisce e non da gioia…
Bagagli senza più peso, passeggeri incorporei che attraversano porte...
E si attraversano l’un l’altro...
Sale d’aspetto maestose, apparse per caso e squarciate dal lampo di un secondo...
Biglietti di sola andata che, purtroppo, non si possono prenotare...

La morte è un giustiziere imparziale, che blocca la lancetta dei secondi
E la fissa eternamente in un punto del quadrante...
Con fredda maestria, pareggia i conti.
Decide di venire, salendo o scendendo le scale mobili del tempo...
E non chiede il permesso...
A nessuno...neppure a Dio, e tanto meno a noi.
Il cacciatore di taglie che ti raggiunge dovunque e alla fine riscuote…
Figlio di una mano omicida o del caso...
Nascosto nel ferro che si abbatte sul capo, o germoglio di insidiosi contagi...
Sempre giunge puntuale, alle nostre spalle...
E sempre ci inchioda all’ultimo ricordo.

Rapidamente tutto svanisce, anche ciò che sembrava solido, eterno, definitivo…
Crollano i giganti di pietra e di acciaio, e senza schianto ridiventano polvere...
L’universo ritorna ad essere un punto, infinitamente piccolo in fondo al buio...
Che ci importa, se con noi finisce e si ferma l’ultimo treno, in mezzo al vuoto...
Oh, vecchia morte che nessuna scienza, nessuna immortalità effimera quanto l’uomo, ha mai vinto veramente...
Tu che cancelli le orme sulla sabbia, tu che dispensi senza emozione...
La sola dignità che ci è concessa, e l‘ultima immagine
Impressa sulla retina ...
Un cippo funerario evanescente, che scompare con noi.
E dietro il carro funebre ciò che rimane del cordoglio…
Un chiodo piantato nella testa, un camion che ti maciulla nella trama personale che nessuna telecamera riprende…
Superba parafasìa finale, nella confusione delle dissolvenze...
La pietà che si alza e comincia a camminare...
Il limite, la scogliera oltre la quale l’eternità mugghia come un uragano estivo...
Getti le carte sul tavolo, e volti le spalle al mazziere...
Interrompendo la partita sul più bello...
Troppo facile…
Troppo comodo.

mercoledì 9 giugno 2010

Nuovo Occidente

Tu che conosci
Soltanto una sponda
Di un’unica terra
Tu che immobile viaggi
Nei recessi della mente
Immagina
Un brulicare d'uomini e ombre
Un’unica folla
Indistinta

Immagina
Nel non-tempo
Formiche che sciamano impaurite
E pianure a perdita d’occhio
Città sterminate
Su piedistalli di roccia
Acciaio, strade polverose
Percorse dagli uragani
Attraversate dal caos

Tu che intuisci
Le immense distanze
Percorse a ritroso
Nei labirinti
Di un nuovo passato
Tu che vivesti
Dentro il futuro
nelle reti invisibili
Dei flussi di dati
Fra i credenti e i mortali

Tu, che fosti
Prigioniero
Di un vuoto prenatale
Sodale
Dei morti
E delle menti estinte
Ombra digitale
Che nuota
Fra immagini irreali
E come un pesce
Si squama
Ora
Intuisci appena
Il debole richiamo
Di una voce inumana

Vorresti che sia
Il lamento d’un altro mondo
L'inudibile
E ancor più antica
Radiazione di fondo


Eugenio Ostilio
9 giugno 2010

Non tremo davanti a voi

I.

Non tremo davanti a voi
Giganti
Non esito

Di ferro
Il vostro scheletro
Immagino rovente nel punto di fusione

Non tremo
Al centro di una terra
Divorata dal sole

Il vostro sguardo non incrocio
Non vedo l’ombra
Disegnata sul cemento

Voi, ostili
Come la notte
Che precede la notte

Voi, albe di sangue
Incruenti massacri
Di stelle

Inutili
Come dei
Costretti nel fango

Abbandonati
Nel tempo
Che indugia


II.

Non tremo davanti a voi
Giganti
...................

Non cerco risposte
In voi
Vi vedo

Immagino
Ciò che foste
.....................

Ciò che siete
Deposti
Come statue nei giardini

Il Volto
Non è che larva della memoria
Un muschio

Affiorano
Torri incendiate
Dal tempo dei tempi

E muovono
Verso il centro
Eserciti ancestrali

I venti
Nascondono
La Sfinge e il teschio

Ciò che siete
Che foste
Io sono

Non tremo davanti a voi
Giganti
Non vi chiedo di crollare



Eugenio Ostilio
9 giugno 2010