Dalla galleria dei Santi

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Pura icona rigorosamente in bianco e nero

lunedì 28 giugno 2010

L'UE CONTROLLERA' I CITTADINI CON OPINIONI RADICALI

Dal blog: Voci Dalla Strada http://www.vocidallastrada.com/2010/06/lue-controllera-i-cittadini-con.html

[Mio commento]

Orwell, Zamjatin e Huxley impazzano, con un pizzico di Matrix ...
Il capitalismo stringe la presa sulla società, controlla elettronicamente e fisicamente il denaro, controlla il cibo, controlla i media e cotrolla i soggetti nel suo ordine sospettati di essere "devianti".
Una sorta di Remote Control sarà attivato in tutta Europa.
Il capitalismo vuole produrre in serie le soggettività, in un processo ferale di selezione inversa.
Soggettività aderenti ai suoi "modelli culturali", prive di una visione critica della società e del mondo, ridotte a produttori-schiavi e consumatori idioti.
Qualcuno si arrenderà per paura, ma noi non demorderemo, non ci arrenderemo all'"inevitabile" e attenderemo il giorno della Rivoluzione.

Morte al Capitale transgenetico-finanziario!

26 giugno 2010

L'UE CONTROLLERA' I CITTADINI CON OPINIONI RADICALI
di Irene Lozano
Tra i successi della Presidenza spagnola dell’UE, è passata praticamente inosservata l’approvazione di un programma di controllo e di raccolta sistematica di dati personali di cittadini sospettati di sperimentare un processo di “radicalizzazione”. Questo programma può essere usato contro individui coinvolti in gruppi “di estrema destra o sinistra, nazionalisti, religiosi o no-global”, secondo quanto figura nei documenti ufficiali.Lo scorso 26 aprile, il Consiglio dell’UE riunito a Lussemburgo, affrontato il punto all'ordine del giorno dal titolo: "Radicalizzazione nell’UE", che si è concluso con l’approvazione del documento 8570/10. L'iniziativa fa parte della strategia di prevenzione del terrorismo in Europa, e inizialmente concepito per gruppi terroristici islamici. Tuttavia, il documento estende il sospetto in una tale forma ed in termini così generici che dà la possibilità alla polizia di controllare qualsiasi individuo o gruppo sospettato di essere radicalizzato. Così, un’attivista di un’organizzazione civile, politica o cittadina, senza rapporti col terrorismo, potrebbe essere spiato nel quadro di un programma che invita ad investigare dal "grado di impegno ideologico o politico" del sospettato, fino alla sua situazione economica di “disoccupato, deterioramento, perdita di una borsa di studio o di aiuto finanziario”.
Il documento approvato raccomanda agli Stati membri che “condividono informazione relativa ai processi di radicalizzazione”. “Cosa intende l’UE per radicalizzazione? Il testo dovrebbe definire il concetto, ma questo permetterebbe di limitare il controllo all’ambito del terrorismo islamico, e quindi non lo fa. Sollecita, invece, a considerare tra gli obiettivi ogni tipo di difensore di idee eterodosse. L’accordo mette anche sotto la lente d’ingrandimento della polizia i cittadini che difendono le idee radicali classiche, quelle dei sostenitori del riformismo democratico che hanno fatto così bene alla democrazia. Si potrebbe anche applicare contro coloro che si considerino radicali nel senso etimologico, dato che “radicale” è, nè più nè meno, quello che affronta i problemi dalla radice.
L’accordo polverizza lo spirito europeo della tolleranza verso tutte le idee, sempre che si difendano attraverso la parola, dato che, nella sua ansia di prevenire il terrorismo, amplifica il ventaglio di sospettati fino a diluire la notevole differenza tra i mezzi con i quali si difendono le idee e le idee stesse.
Il programma completo di controllo è raccolto in un documento precedente, il 7984/10, intitolato “Strumento per conservare dati e informazioni sui processi di radicalizzazione violenta”, di marzo di quest’anno. Casualmente, a questo testo è stato dato un carattere confidenziale, e si è conosciuto solo grazie al fatto che l’organizzazione della difesa delle libertà civili, http://www.statewatch.org/ ha avuto accesso ad esso e lo ha reso pubblico.La ONG denuncia che questo programma “non è diretto in primo luogo verso persone o gruppi che abbiano la pretesa di compiere atti terroristici, ma a persone che hanno punti di vista radicali, che vengono definiti come propagatori di messaggi radicali”.
Tra gli obiettivi del documento segreto figura “combattere la radicalizzazione ed il reclutamento” ed include allusioni relative alla persecuzione di chi incitano all’odio o alla violenza che sembrano essere dirette a gruppi terroristici o filo terroristi. Ma, queste risultano non necessarie, dato che sono già penalizzate dalla legislazione penale dei paesi europei. Il testo allude indistintamente alla “radicalizzazione” e la “radicalizzazione violenta”, associando il ricorso alla violenza con ogni tipo di idee estreme o antisistema.Il documento invita i governi a controllare i “messaggi di radicalizzazione” fino al punto di sfiorare la vulnerabilità della libertà d’espressione. Il programma invita a scrutare le audizioni nelle quali vengono rivolti messaggi radicali, siano essi di sostegno alla violenza oppure no, se esistono altri gruppi con le stesse idee che rinneghino la violenza, come si trasmettono i messaggi radicali, ecc.Scendendo nei dettagli sul controllo individuale, raccomanda d’indagare anche i sentimenti delle persone che militano in gruppi sospetti, attraverso domande come quelle che mirano a conoscere i “sentimenti della persona in relazione alla sua nuova identità collettiva ed ai membri del gruppo” E con domande tipo: “La persona ha fatto commenti su fatti, principalmente di natura politica, usando argomenti basati su messaggi radicali? Ha fatto commenti sulla sua intenzione di prendere parte ad atti violenti?".In questo modo, l’accordo apre una pericolosa via di persecuzione delle idee, gli argomenti e perfino gli stati d’animo.La riunione nella quale è stato approvato questo programma di controllo cittadino è stata presieduta dal ministro degli Affari Esteri, Miguel Angel Moratinos, dato che la Spagna ha la Presidenza di turno dell’UE. Ha assisto anche il segretario di Stato dell' UE, Diego Lopez Garrido, così come la maggior parte dei ministri degli Affari Esteri comunitari.
Fonte: http://www.cuartopoder.es/casidesnuda/la-ue-vigilara-a-los-ciudadanos-de-opiniones-radicales/210Documento 8570/10 del Consiglio dell'Unione Europea
Tradotto per Voci Dalla Strada da VANESA

mercoledì 23 giugno 2010

A Pomigliano ha vinto la Fiat?


Un affrettato censimento dei vincitori e vinti nello scontro [sul Kampfplatz!] di Pomigliano - miseramente concretizzatosi in un referendum pilotato - sembra aver decretato la vittoria dei globalisti di Fiat, del boia Marchionne, del debosciato Elkann e dei potentati anglo-americani che gli stanno alle spalle.
Si dirada la nebbia attorno alla fumosa espressione "economia sociale di mercato", usata di recente dal menzognero Tremonti davanti a una platea di kapò - in quel grande campo di concentramento che sta diventando il lavoro dipendente in Italia - e di spregevoli sindacalisti gialli della CISL.
I vinti sarebbero gli operai campani di Pomigliano, la Fiom e in generale tutti coloro che si oppongono [purtroppo debolmente e non in armi] al liberalcapitalismo distruttore.
Ma è proprio così?
Questo "accordo", estorto con ricatto, minaccia e violenza dal boia criminale di guerra Marchionne e suoi luridi collegati, è destinato a durare?
Perché il topo di fogna Marchionne continua a studiare ipotesi di chiusura/ cessione dello stabilimento campano, di scorporo e simili?
Quale piano alternativo ha in mente questo razziatore assassino?
Ed anzitutto, perché prepara piani alternativi, come se la sua vittoria bellica dovesse rivelarsi temporanea?
Il porco ha paura?

Eugenio Avati Ostilio
[Ammiratore di Pol Pot e Berija]
23 giugno 2010

martedì 22 giugno 2010

LA IENA MARCEGAGLIA

Ecco la macellaia sociale, la regina dell'osceno regno del male di confindustria, la rappresentante della grande evasione fiscale, l'assassina dei diritti del popolo.
Ecco la miserabile iena parassita mentre pregusta la schiavizzazione di milioni di lavoratori.

Una forma di vita nociva per la collettività, da cancellare subito assieme al boia Marchionne e al vecchio giullare Bombassei.
CONDANNATA AL GULAG A VITA DALLE FUTURE FORZE RIVOLUZIONARIE.


Il comitato di salute pubblica Lavrentij Pavlovič Berija

venerdì 18 giugno 2010

Pomigliano? Kampfplatz

L'attacco capitalista è in pieno svolgimento.
Una cittadella industriale che ancora sopravviveva, nei deserti del meridione, è cinta d'assedio.
Operai e dipendenti saranno presi per fame e in forza di paura.
Il 22 del mese ci sarà un referendum: prendere o lasciare e le condizioni di resa sono durissime.
Il boia Marchionne, i suoi assassini, i mercenari dei sindacati gialli e i topi della politica sistemica stanno convergendo verso l'obbiettivo.
La medusa Marcegaglia si appresta ad esultare, pensando a come verranno rinnovati - dopo il precedente di Pomigliano - i futuri contratti di categoria.
Sembra che non ci sia speranza, perché anche all'interno del maggior sindacato italiano - La CGIL che ha al vertice il debole ed ambiguo Epifani - si cerca di isolare la Fiom, solo baluardo alla militarizzazione semi-schivistica di Pomigliano.
Se Pomigliano sarà presa, tutte le altre fortezze assediate cadranno.

Questa è la situazione.
Almeno ci fosse, ancora fra noi, a farci del bene, il grande Pol Pot!

lunedì 14 giugno 2010

Il mistero dell’accumulazione originaria

Ci piace oggi postare, per puro vezzo postlettario e per un astratto ma plastico gesto rivoluzionario, la prima parte del Capitolo ventiquattresimo del Il Capitale del Grande Filosofo Idealista Hegeliano Karl Marx [pubblicato da Marx stesso nel 1867], dal titolo La cosiddetta accumulazione originaria .
Il primo passo è stata la primeva accumulazione, dalla quale il processo ha avuto inizio.
I cicli di accumulazione/ realizzazione si sono poi succeduti senza soluzione di continuità.
Ogni male ha la sua origine, e così anche il Capitalismo.
L'origine del male si chiama Accumulazione originaria, supremo riflesso di una nuova crematistica.

Buona lettura, cari compagni anticapitalisti, antiliberisti, antiliberali e antilibertari ... e ricordate: voi siete antropologicamente e culturalmente superiori, tutto il resto è merda!

Abbiamo visto come il denaro si trasforma in capitale, come questo produce plusvalore e come il plusvalore si capitalizza. L’accumulazione del capitale presuppone dunque il plusvalore, mentre dal canto proprio il plusvalore presuppone la produzione capitalistica, e questa a sua volta l’esistenza di masse di capitale e di forza-lavoro, di una certa grandezza, nelle mani dei produttori di merci. Tale movimento sembra aggirarsi in un circolo vizioso, da cui è possibile uscire solo supponendo un’accumulazione "originaria", antecedente all’ accumulazione capitalistica, che ne costituisca non il risultato ma il punto di partenza.
L’accumulazione originaria gioca in economia politica la stessa parte che nella teologia gioca il peccato originale (Adamo morsicò la mela e così il peccato colpi il genere umano). L’economia politica narra: c’erano una volta, da una parte un’élite diligente, laboriosa e risparmiatrice; dall’altra degli sciagurati oziosi che dissipavano tutto, il proprio e anche più del proprio. Così è avvenuto che i primi hanno accumulato ricchezza, mentre gli altri alla fine non si sono trovati che con la propria pelle da vendere. Da questo "peccato economico originale" sarebbero scaturite la povertà della gran massa e la ricchezza di una sparuta minoranza, la quale però continua ad arricchirsi benché abbia da lungo cessato di lavorare.
Se ora si esce dalla leggenda e si guarda alla storia reale si vede che nella realtà storica la parte fondamentale spetta alla conquista, al soggiogamento, all’assassinio; in una parola alla violenza. Mentre nell’economia politica regna l’idillio; e diritto e lavoro si alternano nel ruolo di unici mezzi di arricchimento, nella realtà storica i metodi dell’accumulazione originaria sono tutto quel che si vuole fuorché idilliaci.
Merce e denaro non sono capitale fin dal principio. Affinché essi si trasformino in capitale occorre che si incontrino due specie differenti di possessori di merci: da una parte il proprietario di denaro e di mezzi di sussistenza, cui sta a cuore valorizzare i propri averi; dall’altra parte operai liberi - liberi nel duplice senso: a) sciolti da qualsiasi servitù personale; b) privi di mezzi di lavoro - che vendano la propria forza-lavoro. Solo quando sul mercato delle merci si verifica tale "polarizzazione" esistono le condizioni fondamentali della produzione capitalistica. Il rapporto capitalistico ha come fondamento la separazione tra lavoratori e proprietà delle condizioni di realizzazione del lavoro. Una volta avviata, la produzione capitalista, non solo mantiene tale separazione, ma la riproduce su scala crescente. L’accumulazione originaria non è altro quindi che il processo storico di separazione del produttore dai mezzi di produzione. E appare "originaria" perché costituisce la preistoria del capitale.
La società capitalista sorge dalla dissoluzione di quella feudale. Punto di partenza del processo storico, che genera sia l’operaio salariato sia il capitalista, è la "servitù del lavoratore". Il lavoratore ha potuto disporre della propria persona solo dopo essersi affrancato dai vincoli servili e dal dominio delle corporazioni (1). Da parte loro i capitalisti industriali hanno dovuto soppiantare il maestro artigiano e i signori feudali.
Nell’accumulazione originaria fanno epoca quei periodi, nei quali grandi masse di uomini vengono staccate con la forza dai loro mezzi di sussistenza e gettate sul mercato del lavoro. L’espropriazione dei contadini e la loro espulsione dalle terre rappresenta la base di tutto il processo. La storia di queste espropriazioni è gravida di sangue. Presenta sfumature diverse, per i diversi paesi, e secondo le epoche. Qui si prende l’esempio dell’Inghilterra.


Eugenio Avati Ostilio
[Komandante Eugen]
14 giugno 2010

giovedì 10 giugno 2010

Dedicherò dei versi a Stalin

Dedicherò dei versi a Stalin
Solenni o crepuscolari
Non so

Ancora non so se saranno
Scolpiti nel marmo
O tracciati nel cielo

Se saranno
Sordi boati
Di bombardamenti a tappeto
O improvvise
Scie di fuoco
Delle Katiusce

Se saranno
Riflessi del Sarin
Nelle trincee
O Grandi Fall-out
Su un mondo
Che esplode

Un giorno lo farò
Dedicherò
Dei versi a Stalin

- Sia Benedetto il suo nome -

Ed altri ancora
A Beria
A Zukov
A Pol Pot

- Che Dio li abbia in gloria -

Dedicherò dei versi
Ai Santi

Ai Grandi Umanisti
Tumulati
In mute iconografie

A coloro
Che fecero
La storia
E la storia inghiottì

Dopo la fine
Ingloriosa
Di una falsa
Umanità

Chimera? [parte prima, ma non so se pubblicherò la seconda ...]

‘Non so se tra roccie il tuo pallido
Viso m’apparve, o sorriso
Di lontananze ignote
Fosti, la china eburnea
Fronte fulgente o giovine
Suora de la Gioconda...’

La Chimera
Dino Campana


Non voglio morire...
E non cerco la facile eternità di una lametta, che lacera, che entra nei polsi, che scava...
Come lama nel burro...
Non desidero che il mio sangue scorra nello scannatoio di una vasca...
Nel privato macello, dietro le tende.
Vorrei assistere, impassibile, alla mia punizione...
Trovare il coraggio – il folle coraggio – di ritenerla giusta, appropriata...
Osservarmi dall’alto senza emozione, mentre si aprono i cancelli elettronici…
Scivolare nei corridoi, sfiorare le inferriate, seguendo la strada che porta alla cella…
La colpa e la pena.
Non ci sono attenuanti, a meno che le visioni, le premonizioni, i sogni – concreti quanto il sangue che scorre nelle vene – possano costituire un’attenuante…
O almeno un indizio di temporanea incapacità…
Scendere nel cuore della solitudine, le coperte sottobraccio e il sapone in mano…
Come nei film in bianco e nero, silenzioso e solenne…
Richard Burton con la faccia segnata, lo sguardo che taglia il granito, i muscoli inutilmente tesi…
Giù, nei cubicoli numerati, nella cripta con lavabo e servizi dove l’eco di molte vite risuona ancora…
E’ questo l’epilogo di una vicenda sbagliata?
Una vicenda che voglio raccontare, anche se nessuno mi ascolta ed anche se non sono un bravo narratore…
Una storia in bilico fra il sesso, la realtà della carne, la passione ambigua da un lato…
E all’opposto le visioni, i sogni , i richiami che dal profondo ci fanno scivolare nell’altra realtà…
Dove le cose possibili si moltiplicano e le ombre prendono forma…
Dove gli uomini, colpiti a morte, cadono e si rialzano come se nulla fosse…
Dove non c’è colpa e non c’è rimorso e i miti svolazzano come gabbiani sul mare…
Ma quando ritorni, fradicio ed inebriato, attraverso gli stretti vicoli del risveglio…
Capisci che non sei tu l’eroe e che non si può giocare per sempre con la vita e con il tempo…
Comprendi che sarebbe meglio non averla neppure iniziata, quella storia…
In ogni istante, davanti a noi c’è una strada che si biforca…
E non esiste la direzione giusta…
Rimpiangi di aver colto l’attimo sbagliato e di essere entrato per quella porta…
Che ora sta per chiudersi alle tue spalle, forse per sempre…
Ora che il mito banalmente si è dissolto assumendo la forma di un corpo senza vita, sotto la luna…

Non voglio morire…
Eppure la morte potrebbe rappresentare, a questo punto, l’unica liberazione...
La vera soluzione di un problema che non ha soluzioni...
L’ovvio rimedio a tutti i mali...
Il time-out definitivo.
Intravedo un gelido profilo dietro la porta – rimorso, colpa, suggestione – mi spia, mi squadra…
Si acquatta in posa felina, prepara i canini e immobile aspetta...
Non cerco di sottrarmi, non ci provo nemmeno…
Passo dopo passo, nel pantano della coscienza affondando durante la fuga...
L’evaso che una mano implacabile riacciuffa...
No.

Mi sembrerebbe di fuggire inseguito da un’ombra, da una voce…
Dalla sensazione di non poter più riavere il controllo della mia vita…
Se mai l’ho avuto, almeno una volta…
La morte è il ghigno di una coscienza che si spegne accusandoti…
Il vero esito delle nostre azioni, buone o cattive…
E la fine improvvisa, per tutti uguale, di un film mediocre.
Quanta ironia c’è nella morte, quanto buon senso...
Non dover più nascondersi dietro lo specchio...
Non aver più timore del vento notturno, degli scricchiolii, dei passi...
Non esser costretti ad inseguire il desiderio…
Come il levriere segue la lepre, senza sapere il perché…
Non avere più occhi per contemplare la bellezza, ma soprattutto, non avere più mente per ricordare…
Non dover levare a fatica la schiena dal letto, dopo una notte di bicchieri…
Non uccidere, non amare, non far morire e non far nascere…
E l’idiota non ancora putrefatto – che è in ciascuno di noi – se ne sta lì, a fissarla, inebetito...
Non crede ai suoi occhi, quando raggiunge i bianchi, scintillanti capolinea del mondo conosciuto…
Dove tutto è silente e perfetto…perché non ha più vita, non ha sangue, non ferisce e non da gioia…
Bagagli senza più peso, passeggeri incorporei che attraversano porte...
E si attraversano l’un l’altro...
Sale d’aspetto maestose, apparse per caso e squarciate dal lampo di un secondo...
Biglietti di sola andata che, purtroppo, non si possono prenotare...

La morte è un giustiziere imparziale, che blocca la lancetta dei secondi
E la fissa eternamente in un punto del quadrante...
Con fredda maestria, pareggia i conti.
Decide di venire, salendo o scendendo le scale mobili del tempo...
E non chiede il permesso...
A nessuno...neppure a Dio, e tanto meno a noi.
Il cacciatore di taglie che ti raggiunge dovunque e alla fine riscuote…
Figlio di una mano omicida o del caso...
Nascosto nel ferro che si abbatte sul capo, o germoglio di insidiosi contagi...
Sempre giunge puntuale, alle nostre spalle...
E sempre ci inchioda all’ultimo ricordo.

Rapidamente tutto svanisce, anche ciò che sembrava solido, eterno, definitivo…
Crollano i giganti di pietra e di acciaio, e senza schianto ridiventano polvere...
L’universo ritorna ad essere un punto, infinitamente piccolo in fondo al buio...
Che ci importa, se con noi finisce e si ferma l’ultimo treno, in mezzo al vuoto...
Oh, vecchia morte che nessuna scienza, nessuna immortalità effimera quanto l’uomo, ha mai vinto veramente...
Tu che cancelli le orme sulla sabbia, tu che dispensi senza emozione...
La sola dignità che ci è concessa, e l‘ultima immagine
Impressa sulla retina ...
Un cippo funerario evanescente, che scompare con noi.
E dietro il carro funebre ciò che rimane del cordoglio…
Un chiodo piantato nella testa, un camion che ti maciulla nella trama personale che nessuna telecamera riprende…
Superba parafasìa finale, nella confusione delle dissolvenze...
La pietà che si alza e comincia a camminare...
Il limite, la scogliera oltre la quale l’eternità mugghia come un uragano estivo...
Getti le carte sul tavolo, e volti le spalle al mazziere...
Interrompendo la partita sul più bello...
Troppo facile…
Troppo comodo.

mercoledì 9 giugno 2010

Nuovo Occidente

Tu che conosci
Soltanto una sponda
Di un’unica terra
Tu che immobile viaggi
Nei recessi della mente
Immagina
Un brulicare d'uomini e ombre
Un’unica folla
Indistinta

Immagina
Nel non-tempo
Formiche che sciamano impaurite
E pianure a perdita d’occhio
Città sterminate
Su piedistalli di roccia
Acciaio, strade polverose
Percorse dagli uragani
Attraversate dal caos

Tu che intuisci
Le immense distanze
Percorse a ritroso
Nei labirinti
Di un nuovo passato
Tu che vivesti
Dentro il futuro
nelle reti invisibili
Dei flussi di dati
Fra i credenti e i mortali

Tu, che fosti
Prigioniero
Di un vuoto prenatale
Sodale
Dei morti
E delle menti estinte
Ombra digitale
Che nuota
Fra immagini irreali
E come un pesce
Si squama
Ora
Intuisci appena
Il debole richiamo
Di una voce inumana

Vorresti che sia
Il lamento d’un altro mondo
L'inudibile
E ancor più antica
Radiazione di fondo


Eugenio Ostilio
9 giugno 2010

Non tremo davanti a voi

I.

Non tremo davanti a voi
Giganti
Non esito

Di ferro
Il vostro scheletro
Immagino rovente nel punto di fusione

Non tremo
Al centro di una terra
Divorata dal sole

Il vostro sguardo non incrocio
Non vedo l’ombra
Disegnata sul cemento

Voi, ostili
Come la notte
Che precede la notte

Voi, albe di sangue
Incruenti massacri
Di stelle

Inutili
Come dei
Costretti nel fango

Abbandonati
Nel tempo
Che indugia


II.

Non tremo davanti a voi
Giganti
...................

Non cerco risposte
In voi
Vi vedo

Immagino
Ciò che foste
.....................

Ciò che siete
Deposti
Come statue nei giardini

Il Volto
Non è che larva della memoria
Un muschio

Affiorano
Torri incendiate
Dal tempo dei tempi

E muovono
Verso il centro
Eserciti ancestrali

I venti
Nascondono
La Sfinge e il teschio

Ciò che siete
Che foste
Io sono

Non tremo davanti a voi
Giganti
Non vi chiedo di crollare



Eugenio Ostilio
9 giugno 2010