Dalla galleria dei Santi

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Pura icona rigorosamente in bianco e nero

lunedì 14 giugno 2010

Il mistero dell’accumulazione originaria

Ci piace oggi postare, per puro vezzo postlettario e per un astratto ma plastico gesto rivoluzionario, la prima parte del Capitolo ventiquattresimo del Il Capitale del Grande Filosofo Idealista Hegeliano Karl Marx [pubblicato da Marx stesso nel 1867], dal titolo La cosiddetta accumulazione originaria .
Il primo passo è stata la primeva accumulazione, dalla quale il processo ha avuto inizio.
I cicli di accumulazione/ realizzazione si sono poi succeduti senza soluzione di continuità.
Ogni male ha la sua origine, e così anche il Capitalismo.
L'origine del male si chiama Accumulazione originaria, supremo riflesso di una nuova crematistica.

Buona lettura, cari compagni anticapitalisti, antiliberisti, antiliberali e antilibertari ... e ricordate: voi siete antropologicamente e culturalmente superiori, tutto il resto è merda!

Abbiamo visto come il denaro si trasforma in capitale, come questo produce plusvalore e come il plusvalore si capitalizza. L’accumulazione del capitale presuppone dunque il plusvalore, mentre dal canto proprio il plusvalore presuppone la produzione capitalistica, e questa a sua volta l’esistenza di masse di capitale e di forza-lavoro, di una certa grandezza, nelle mani dei produttori di merci. Tale movimento sembra aggirarsi in un circolo vizioso, da cui è possibile uscire solo supponendo un’accumulazione "originaria", antecedente all’ accumulazione capitalistica, che ne costituisca non il risultato ma il punto di partenza.
L’accumulazione originaria gioca in economia politica la stessa parte che nella teologia gioca il peccato originale (Adamo morsicò la mela e così il peccato colpi il genere umano). L’economia politica narra: c’erano una volta, da una parte un’élite diligente, laboriosa e risparmiatrice; dall’altra degli sciagurati oziosi che dissipavano tutto, il proprio e anche più del proprio. Così è avvenuto che i primi hanno accumulato ricchezza, mentre gli altri alla fine non si sono trovati che con la propria pelle da vendere. Da questo "peccato economico originale" sarebbero scaturite la povertà della gran massa e la ricchezza di una sparuta minoranza, la quale però continua ad arricchirsi benché abbia da lungo cessato di lavorare.
Se ora si esce dalla leggenda e si guarda alla storia reale si vede che nella realtà storica la parte fondamentale spetta alla conquista, al soggiogamento, all’assassinio; in una parola alla violenza. Mentre nell’economia politica regna l’idillio; e diritto e lavoro si alternano nel ruolo di unici mezzi di arricchimento, nella realtà storica i metodi dell’accumulazione originaria sono tutto quel che si vuole fuorché idilliaci.
Merce e denaro non sono capitale fin dal principio. Affinché essi si trasformino in capitale occorre che si incontrino due specie differenti di possessori di merci: da una parte il proprietario di denaro e di mezzi di sussistenza, cui sta a cuore valorizzare i propri averi; dall’altra parte operai liberi - liberi nel duplice senso: a) sciolti da qualsiasi servitù personale; b) privi di mezzi di lavoro - che vendano la propria forza-lavoro. Solo quando sul mercato delle merci si verifica tale "polarizzazione" esistono le condizioni fondamentali della produzione capitalistica. Il rapporto capitalistico ha come fondamento la separazione tra lavoratori e proprietà delle condizioni di realizzazione del lavoro. Una volta avviata, la produzione capitalista, non solo mantiene tale separazione, ma la riproduce su scala crescente. L’accumulazione originaria non è altro quindi che il processo storico di separazione del produttore dai mezzi di produzione. E appare "originaria" perché costituisce la preistoria del capitale.
La società capitalista sorge dalla dissoluzione di quella feudale. Punto di partenza del processo storico, che genera sia l’operaio salariato sia il capitalista, è la "servitù del lavoratore". Il lavoratore ha potuto disporre della propria persona solo dopo essersi affrancato dai vincoli servili e dal dominio delle corporazioni (1). Da parte loro i capitalisti industriali hanno dovuto soppiantare il maestro artigiano e i signori feudali.
Nell’accumulazione originaria fanno epoca quei periodi, nei quali grandi masse di uomini vengono staccate con la forza dai loro mezzi di sussistenza e gettate sul mercato del lavoro. L’espropriazione dei contadini e la loro espulsione dalle terre rappresenta la base di tutto il processo. La storia di queste espropriazioni è gravida di sangue. Presenta sfumature diverse, per i diversi paesi, e secondo le epoche. Qui si prende l’esempio dell’Inghilterra.


Eugenio Avati Ostilio
[Komandante Eugen]
14 giugno 2010

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